Avete mai sentito parlare della poker hall of fame? Beh, per farvela breve è la massima onorificenza che un giocatore di poker possa ottenere, simile all'immortalità che Achille ottenne dalla guerra di Troia, il Walhalla raggiunto dai guerrieri norreni che perivano gloriosamente in battaglia o il finire a letto con il Presidente del Consiglio per le (tanto invidiate) veline o pseudo tali.
Senza perdermi troppo in chiacchiere, premetto che per essere ammessi nella "dream list" bisogna aver raggiunto dei requisiti di ammissione: aver giocato negli high stakes, aver giocato contro giocatori di alta qualità, aver giocato bene e per questo guadagnato come i suoi pari ed aver passato la prova del tempo (Texas Dolly docet).
M'imbatto così nella famosa lista dei nomi di coloro che hanno raggiunto la sempiterna gloria. Scorrendo con il mouse su e giù per la pagina trovo ciò che pensavo di trovare (Brunson, Ungar, Hellmuth), rosee sorprese (una certa Barbara Enright) e strani soprannomi.
Uno su tutti colpisce la mia curiosità, un nome inserito ormai vent'anni fa, nel lontano 1979: un "nick" che non poteva non far parte del polveroso, vecchio west; "Wild Bill" Hickok è il suo nome, ma aspettate che vi racconti la sua storia (vera?) prima di sorridere.
La storia ci racconta che Bill era un pistolero statunitense dalla mira infallibile ed il vizietto del gioco d'azzardo. Astuto e molto accorto, non sedeva mai con le spalle rivolte all'entrata dei saloon per evitare insalate di piombo dritte dritte alla sua schiena. Ed era un duro che non si vergognava di chiudere le mani con "bluff geniali".
Ne cito uno trovato tra le pagine di internet: Wild Bill esclamò: "Vedo", McDonald mostrò le carte rispondendo: "Ho un tris di jack!"; "Ho un full di sei con gli assi" replicò Wild Bill. "Per me basta!" disse McDonald desideroso di vedere le carte dell'avversario. Lui stesso abbassò le carte di Bill rimanendo sorpreso: "Ma qui vedo solo due assi e un sei.""Ecco l'altro sei!" tuonò Bill estraendo la sua pistola. "E qui ce n'è un altro!" continuò estraendo dalla tasca anche un grosso coltello. McDonald annuì in maniera pacata "Tranquillo, prendi il piatto".
Wild Bill morì da vero pistolero, con le carte in mano e una pallottola nella testa. Quel giorno non prese le dovute precauzioni e non posizionò la schiena a riparo dai proiettili. La leggenda narra che ne momento della sua morte stesse giocando a poker. Aveva in mano anche le carte, per essere precisi una doppia agli assi con due otto. La quinta rimane un mistero (c'è chi scommette su un bel fante nero).
Wild Bill morì rendendo onore a quella mano che divenne presto Dead Man's Hand, la mano dell'uomo morto. Il tale che gli sparò era un certo McCall; vari i motivi dietro quella pallottola (rancori, debiti di gioco). Probabilmente non sapremo mai la verità.
Ed è qui che viene il bello; dopo la sua morte cominciarono a circolare voci sulle sue donkate, sul suo essere un pessimo giocatore di poker. Diffamatori con un "cuor di leone" timorosi di una sua reazione, visto che nessuno si era permesso di divulgare certe informazioni prima che il suo corpo non fosse stato tranquillamente un paio di metri sotto terra. Doveva essere proprio un gran pistolero.
Domanda. Se era così pessimo, perché inserirlo nella poker hall of fame? Non è un gesto che infanga il nome dei "Signori del poker" che hanno scritto pagine indelebili di questo gioco con libri di strategia, giocate di alta classe e milioni di dollari in attivo? É bastato essere il giocatore di poker più famoso del periodo che precede la recente popolarità del gioco per guadagnarsi la pagnotta?
Di sicuro è stato il giocatore di poker più stravagante ed originale con le sue "sparate" al tavolo da gioco (ancora rido ripensando alla scena citata in precedenza). Ora che ho conosciuto le gesta del fu James Butler Hickok detto Wild Bill avrò un rimpianto per tutta la vita; non averlo mai visto in azione contro Phil Hellmuth in un Heads up all'ultimo sangue: tra pallottole, lamate e parolacce avrei scommesso senza ombra di dubbio su "poker brat" scalpitante che se la dava a gambe inseguito dai bossoli di Bill.
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